Vermi giganti

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    Il creatore di debbo

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    Allghoi kharkoi - Tale vermone fatto a intestino, questo è il significato di tale animale presente nel deserto mongolo, noto tra gli studiosi della criptozoologia anche sotto il nome di "verme letale della mongolia", non è ancora stato riconosciuto dalla scienza ufficiale, anche se i nomadi del
    deserto del Gobi lo conoscono, sembra, fin dagli anni sessanta del XX secolo. Infatti, raccontano le leggende locali, agli inizi del luglio degli anni sessanta, due cavalieri erano diretti verso il loro accampamento a Oboto Chajum, quando uno dei due cavalli disarcionò il proprio cavaliere, cadendo a terra, dove rimase immobile. Anche il cavaliere, dopo essersi rialzato, cadde a terra a fianco del cavallo, emettendo un grido soffocato. L'altro cavaliere vide, uscire dal terreno e allontanarsi da tale luogo, un grosso verme. Era proprio un Allghoi kharkoi.Tale animale assomiglia, secondo i resoconti di coloro che affermanno di averlo visto, ad un intestino di bue, lungo circa 1,5 metri e grosso come un braccio di un uomo. E' di color rosso vivo, con macchia più scure, sarebbe privo di occhi, bocca e narici. La maggior parte del tempo lo passerebbe sotto le calde sabbie del deserto, e a volte verrebbe visto perfino in superficie, nei mesi di giugno e luglio, i più caldi, e nei brevi periodi di intense pioggie. Esso ucciderebbe la propria preda in due modi diversi: con del veleno, nel primo modo, che può uccidere in pochi secondi, e nel secondo modo tramite elettrocuzione, ovvero con micidiali scariche elettriche generate dal suo corpo. Testimone del primo caso fu un'anziana sig.ra, Puret, la quale riferì che ogni cosa toccata dal veleno diventava di color giallo, come se venisse corrosa da un acido. Alcuni hanno ipotizzato che tale veleno ustioni ed appassisca la pelle per poter poi interagire direttamente col sangue. Per quanto riguarda il secondo modo, possiamo riferire la testimonianza di un guardiacaccia di Dalanadzadgad, Yanzhingin Mahgalzhav, il quale vide un'intera mandria di cammelli uccisa sempre negli anni sessanta presso Novon sulle dune del deserto del Gobi. Poi alcuni geologi statunitensi riferirono che uno di loro, mentre stava testando la sabbia del deserto con un'asta di ferro, all'improvviso, cadde a terra morto, mentre dal terreno usciva uno di questi vermoni. I primi ricercatori che riferirono e diffusero sull'esistenza in occidente di tale enigmatico animale furono: Jaroslaw Mares, criptozoologo cecoslovacco, che già dal 1967 mentre si trovava nelle vicinanze di Nemeght, a caccia di ossa fossili di dinosauro, si imbattè su racconti di tali vermoni, e Ivan Mackerle, esploratore e scrittore, il quale, durante le sue due spedizioni negli anni novanta nel deserto del Gobi, accumulò un gran numero di informazioni su tale animale dai nomadi del deserto, riportandoli poi sul libro dedicato ai misteri della Mongolia, edito nel 1998, dal titolo "Mongolska Tajemstvi". Ad onor di cronaca, dobbiamo riferire che il primo in assoluto ad aver condotto delle ricerche mirate su tale animale fu uno statunitense: Roy Chapman Andrews, un paleontologo, nel lontano 1922. Ne parla nel libro "On the Trail of Ancient Man" del 1926. Già all'epoca lìallora capo del governo mongolo lo informò dell'esistenza di tale animale e lo pregò di recuperare un esemplare. Comunque per l'ampia estensione del deserto del Gobi, pari a 1.300.000 kmq, risulta ovviamente difficile scovarne uno. Nel libro "Mongol Nuucyn Chelchee" del 1990, scritto dal mongolo S. Dzhambaldorzh, viene riferita la testimonianza di un pastore di Chongor Gobi, il quale affermò di averne visto almeno due di tali vermoni, ma morti. Raccontò che somigliavano a dei salami, la cui parte posteriore era dotata di sporgenze che lui definì ali ma che potevano benissimo essere delle zampe. Forse si trattava di un altro tipo di vermone ?, o forse tali zampette facevano parte dell'evoluzione della stessa specie di cui ci stiamo occupando ? Addirittura nel 1982 un autista riferì di aver visto insieme ad altri uno di tali vermoni con zampette saltar fuori dalle sabbie del deserto del Gobi. Era di color beige.
    Shar khorkai - Con tale nome si intende un verme giallo, che popolerebbe la zona a sud-ovest della catena montuosa dell'Altaj mongolo. Nel libro "Altajn Tsaadakh Govd" del 1987, scritto da Dondogjin Tsevegmid, viene riportata la testimonianza di un mandriano di Noyon, nella zona di Oemnoegov. Lo vide mentre viaggiava su un cammello sui monti Tost, era di color giallognolo e di forma allungata. Poco dopo ne vide altri, mentre fuoriuscivano dalle sabbie. Riferì che ne vide almeno una cinquantina, che lo inseguirono, mentre lui scappava sul dorso del cammello.
    Gigaworms nella pianura Padana - Durante le inchieste sul flap pavese del 1995 - 1997, si veniva a sapere, e veniva pubblicato, uno strano grafico dove si diceva che era un tracciato radar rilevato, con un'antenna da 80 Mhz, dalla ditta Georadar. In merito non si aggiungeva altro, tranne che i radar della vicina base militare di Remondò non avevano segnalato nulla di anomalo. Ora, a distanza di tempo, alcuni ricercatori si accorgevano che non si trattava di un avvistamento nel cielo ma di un avvistamento sotto terra. Infatti l'apparecchiatura era un geo-radar, ovvero un radar geologico. Non solo; analizzando il grafico si evince che doveva trattarsi di un qualcosa di relativamente grosso che si muoveva sotto il terreno. Ebbene, si può ipotizzare che con molta probabilità poteva trattarsi di un vero e proprio gigaworms che si muove sotto un terreno che, si badi bene, fa parte della pianura Padana. Ora le ipotesi di come abbia fatto tale gigaworms, se di esso si tratti, ad arrivare fino lì è la seguente: 1) o direttamente dal cielo; 2) oppure tramite gallerie e proveniente dall'Adriatico. In conclusione il presunto gigaworms non dovrebbe venire senza ombra di dubbio dalle Alpi o dagli Appennini, dove sono presenti le rocce, e questo non gli permetterebbe di potersi muovere sotto un suolo rela-
    tivamente friabile come il terreno della Pianura Padana.
    Gigaworms dell'Australia - Un gigaworms, dalla grossezza di un tubo per innaffiare il giardino, e dalla lunghezza di tre metri, venne osservato da Charles Barrett che nel Bullettin of the New York Zoological Society, nel numero di marzo-aprile 1938, affermò che di tali vermoni, chiamati Megascolides, ne aveva visti parecchi esemplari, tutti lunghi tra i due metri e dieci e i tre metri. La loro caratteristica principale era quello di rintanarsi sottoterra a notevole profondità ed era molto difficile da catturare in quanto aveva la capacità di rivestirsi di uno speciale fluido lubrificante molto viscido.
    Gigaworms dell'Oceano Pacifico - Dal 9 febbraio al 23 marzo 1996 si è svolta la missione scientifica denominata "Hot 96", che per mezzo di un sottomarino per le ricerche scientifiche "Le Nautile", e scendendo fino a 3.000 metri di profondità, e compiendo oltre 30 immersioni, e avendo il compito di studiare gli organismi viventi che trovano il loro habitat nei pressi di sorgenti idro-termali, furono individuati grossi vermoni dalla lunghezza stimata in oltre i due metri, riportandoli poi in superficie. Tale spedizione congiunta franco-statunitense, era sotto il patronato dell'Istituto francese per le ricerche marine di Parigi.
    Inoltre esistono varie altri tipi di vermoni, accertati, che sono:
    1) la Rifitia pachyptila, appartenente al gruppo dei pogonofori, può arrivare a superare i due metri di lunghezza. Tale specie vive tra i 2.500 e i 6.000 metri di profondità, sempre vicino a sorgenti idrotermali, dove lava fusa e gas caldi fuoriescono dalle faglie geologiche;
    2) l'Eunice gigentea, che può raggiungere una lunghezza di tre metri, è una specie di vermoni che appartiene al gruppo dei palolo, e vivono nelle acque del Pacifico tropicale;
    3) il Lineus longissimus, un vermone del gruppo dei nemertini, risulta molto sottile e molto allungato, infatti non è più grande di un laccio di scarpe ma può raggiungere una lunghezza di dieci metri;inoltre, siccome è molto elastico, distendendosi, può raggiungere i quaranta metri.
    Gigaworms al cinema - Anche il mondo della celluloide si è ispirato a tali inquietanti presenze sul nostro pianeta ed ha prodotto alcuni film, divenuti veri e propri cult-movie per gli intenditori del genere. In merito possiamo citare :1) "Tremors", del 1989, diretto da Ron Underwood, dove si raccontano di gigaworms che si spostano ad elevata velocità sotto la terra friabile del midwest statunitense e percepiscono le vibrazioni di qualunque cosa si muova in superficie; 2) "Tremors 2", del 1996, sequel del precedente, dove dai vermoni nascono dei mutanti bipedi, detti graboyds, che vedono con una strana protuberanza all'infrarosso che hanno al posto degli occhi; 3) "Tremors 3" del 2001; 4) "Dune", del 1984, diretto da David Linch, dove nell'anno 10.991, i malvagi Harkonnen lottano con gli Atreides. Quest'ultimi si alleeranno con giganteschi vermoni presenti nel sottosuolo del pianeta Arrakis. Da ricordare il fatto che i vermoni sono stati realizzati da Carlo Rambaldi.
    Gigaworms in sudamerica - Ogni tanto, in Uruguay e in Brasile, si verificano alcuni crolli di alture e movimenti strani nel terreno, opera pare di un animale sotterraneo, il minhocao, che somiglia molto ad un grosso verme, provvisto anche di un paio di corna poste sul capo e ricoperto di scaglie nerastre. Il suo comportamento somiglia ad una specie di cecilia, un anfibio privo di arti che si scava la tana nel terreno. Mentre in Paraguay, nella regione di Chaco, è presente il pericoloso serpente-lumaca, grosso come il torace di un cavallo, con la testa canina e un aculeo velenoso nella coda. Poi c'è il verme-lucertola del sudamerica, ovvero gli anfisbenidi, una specie di rettile simile ai cecilidi, che hanno l'aspetto e le movenze simili ai lombrichi. Essi, grazie alla pelle ricoperta da piccole squame, sopportano il clima arido e secco di territori privi d'acqua.
     
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